Il deficit di PK spiegato

Uno sguardo all’interno di questa complessa malattia ematologica, con un’attenzione particolare ad alcuni dei suoi aspetti più importanti, come l’ereditarietà, lo screening e la diagnosi, i sintomi e il trattamento.

I globuli rossi sani vengono prodotti nel midollo osseo e hanno una vita di circa 120 giorni. L’ossigeno nei polmoni si lega a una molecola nei globuli rossi chiamata emoglobina.

I globuli rossi sani hanno una forma flessibile, che consente loro di passare attraverso i vasi sanguigni stretti (capillari) e di fornire ossigeno a tutto l’organismo.

 

I globuli rossi che hanno una quantità ridotta di piruvato chinasi producono meno adenosina trifosfato (ATP), il che significa che hanno meno energia.

Con meno energia, i globuli rossi non possono conservare la propria forma, diventano meno flessibili e si spezzano quando passano attraverso la milza e il fegato. Quando i globuli rossi si spezzano, si verifica la cosiddetta emolisi. A causa dell’emolisi, i globuli rossi che presentano deficit di PK hanno una vita di soli pochi giorni o settimane.

Il midollo osseo continua a produrre nuovi globuli rossi, ma questi sono particolarmente suscettibili alla rottura nella milza. Il risultato complessivo è un numero insufficiente di globuli rossi, una patologia nota altrimenti come anemia.

Il deficit di piruvato chinasi è un tipo di anemia emolitica.

Sì. Il deficit di PK è una malattia ereditaria autosomica recessiva.

La produzione dell’enzima piruvato chinasi è controllata da un gene chiamato PKLR, che si trova sul cromosoma 1 in posizione 22.

Per ereditare la malattia, si devono ricevere due copie di un gene PKLR non funzionante (una da ciascun genitore); il che significa che per ogni gravidanza in cui entrambi i genitori hanno un gene PKLR non funzionante, c’è una probabilità del 25% che il bambino presenti deficit di PK.

 

 

Per indagare sulla causa dell’anemia, i medici prelevano un campione di sangue per vedere se il paziente è affetto da anemia emolitica.

Se l’anemia emolitica viene confermata, verranno eseguiti ulteriori esami del sangue per scoprire la causa dell’anemia emolitica.

Poiché il deficit di PK non è costantemente associato a caratteristiche ematologiche specifiche, la diagnosi si concentra su due test diagnostici:

  1. attività enzimatica della piruvato chinasi
  2. screening genetico

L’analisi dell’attività enzimatica della PK è lo standard per i test diagnostici. Attività di PK alla soglia del normale, nell’ambito di livelli normali/elevati di altri enzimi della via glicolitica, indicano un deficit di PK.

Lo screening genetico può aiutare a confermare la diagnosi in casi non chiari e dovrebbe essere preso in considerazione se il paziente:

  1. presenta un’attività di PK normale o ridotta in presenza di un’attività elevata di altri enzimi eritrocitari dipendenti dall’età
  2. si sottopone a regime trasfusionale cronico
  3. presenta una bassa attività di PK, ma nessuna storia familiare della malattia

I segni e i sintomi variano da persona a persona. Tuttavia, i sintomi più comuni sono:

  • ingiallimento del bianco degli occhi (ittero sclerale)
  • ingiallimento della pelle (ittero) e/o pallore
  • affaticamento (e una minore capacità di svolgere attività fisica)
  • l’eccesso di ferro aumenta il rischio di problemi al fegato, al cuore e agli ormoni e altre complicanze
  • i calcoli biliari possono causare dolore addominale, nausea e vomito
  • milza ingrossata (splenomegalia)
  • bassa densità minerale ossea (osteopenia)

Possono verificarsi segni e sintomi meno comuni, quindi rivolgersi al proprio medico per eventuali problemi.

Al momento non è disponibile alcun farmaco per trattare il deficit di PK, ma i sintomi possono essere gestiti. Il tipo di trattamento di supporto ricevuto dipende dal modo in cui la malattia colpisce il paziente.

Le trasfusioni di sangue vengono somministrate per ridurre i sintomi dell’anemia. Aumentano il livello di emoglobina. Alcuni pazienti potrebbero non aver mai bisogno di trasfusione. Alcuni vengono sottoposti ad alcune trasfusioni, altri a frequenti.

Fra le circostanze speciali che spesso richiedono trasfusioni, indichiamo:

  • crisi emolitica: un aggravamento dell’anemia emolitica causato da infezioni, stress o gravidanza.
  • crisi aplastica: un arresto temporaneo nella produzione di nuovi globuli rossi causata da infezione da Parvovirus (quinta malattia), che provoca una grave anemia temporanea e poi si risolve da sé.

Con o senza trasfusioni di sangue, il deficit di PK può portare a un eccesso di ferro nell’organismo.

I pazienti richiedono un monitoraggio regolare per il sovraccarico di ferro, mediante esami del sangue (test della ferritina) o scansioni radiologiche. Il sovraccarico di ferro può essere trattato con farmaci (terapia chelante) o prelievi di sangue (flebotomia).

 

Alti livelli di bilirubina causano ittero (ingiallimento della pelle) nei bambini e negli adulti. I neonati possono sviluppare complicanze del sistema nervoso legate all’ittero. la luce fluorescente riduce la bilirubina, quindi i neonati vengono spesso trattati con la fototerapia. Oppure possono ricevere una trasfusione di scambio, durante la quale viene rimossa una certa quantità di sangue e sostituita con sangue trasfuso.

Asportazione della milza (splenectomia): aumenta i livelli di emoglobina nella maggior parte dei pazienti con deficit di PK, migliorando l’anemia e riducendo la necessità di trasfusioni. Senza milza, i globuli rossi giovani sopravvivono più a lungo e aumenta il numero dei reticolociti.

Dopo l’asportazione della milza, l’anemia migliora, tuttavia l’emolisi continua.

La cistifellea può essere asportata (colecistectomia) contemporaneamente alla milza o nel caso di calcoli biliari che causano sintomi.

Pertanto, i medici possono raccomandare:

  • assunzione regolare di antibiotici dopo l’intervento chirurgico per prevenire l’infezione.
  • vaccinazioni aggiuntive (non di routine) prima e dopo l’operazione.
  • farmaci dopo l’intervento chirurgico per prevenire la formazione di coaguli di sangue.

La cistifellea può essere asportata (colecistectomia) contemporaneamente alla milza, per trattare o per prevenire lo sviluppo di calcoli biliari.

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